L’invenzione della Fotografia
La fotografia ha percorso un lungo cammino dalla sua nascita fino a diventare una forma d’arte e uno strumento di comunicazione, espressione e documentazione ampiamente utilizzato. Dalle prime scoperte alle moderne tecniche digitali, la storia della fotografia è stata un incredibile viaggio di innovazione e sperimentazione. Diamo uno sguardo alla nascita della fotografia e alla sua evoluzione nel corso degli anni.
La parola “fotografia” deriva dalle parole greche “phos” (luce) e “graphê” (disegnare o scrivere). Questa definizione fu creata per la prima volta dallo scienziato britannico Sir John Herschel nel 1839. Letteralmente, significa “disegnare con la luce”.
La fotografia ha radici antiche, risalenti ad epoche più remote di quanto si possa immaginare.
Nel IV secolo a.C., Aristotele utilizzava i principi della camera oscura, che consisteva in un’immagine proiettata attraverso un piccolissimo foro, che appariva poi capovolta. Questa camera oscura è considerata la base fondamentale per ulteriori sviluppi e invenzioni nell’ambito della fotografia.
Durante la metà del 1600, grazie alla realizzazione di obiettivi sofisticati, diversi artisti iniziarono ad usare la camera oscura per dipingere e disegnare immagini dettagliate della realtà. In questo periodo comparvero le prime lanterne magiche, precursori del moderno proiettore.
Utilizzando gli stessi principi ottici della camera oscura, le lanterne magiche permettevano di proiettare immagini, spesso dipinte su vetrini, su grandi superfici. Divennero rapidamente una forma popolare di intrattenimento di massa.
Nel 1727, lo scienziato tedesco Johann Heinrich Schulze ha effettuato i primi esperimenti con sostanze chimiche fotosensibili, dimostrando che i sali d’argento erano sensibili alla luce. Tuttavia, per produrre un’immagine permanente, sarebbe stato necessario aspettare fino al secolo successivo.
La nascita
Siamo nel 1822. L’invenzione della fotografia è generalmente attribuita a Nicéphore Niépce. Egli produsse la prima fotografia nota come “Vista dalla finestra di Le Gras“, utilizzando una camera oscura e una lastra di peltro rivestita di bitume. Il suo processo richiedeva un tempo di esposizione di otto ore, rendendo impossibile l’acquisizione di oggetti in movimento.
Il risultato è stato un’immagine del panorama fuori dalla finestra del suo laboratorio a Saint-Loup-de-Varennes in Francia, nota come eliografia o impronta solare. Tuttavia, il processo richiedeva molto tempo e l’immagine era destinata a svanire presto. La capacità di rendere un’immagine permanente è arrivata successivamente.
L’entusiasmo di Niépce fu condiviso dal pittore Louis Jacques Mandé Daguerre, che decise di collaborare con lui per sviluppare e perfezionare ulteriormente il processo. Daguerre utilizzò fogli di rame argentati e mercurio per creare immagini che richiedevano solo pochi secondi di esposizione alla luce. La velocità di questo processo consentì di realizzare le prime fotografie di ritratto.
Era il 1839 quando questo processo fu utilizzato per la prima volta in commercio per ritratti. Fu un passo fondamentale nella storia della fotografia, che aprì la strada alla diffusione delle macchine fotografiche e al loro crescente successo.
Il primo selfie della storia fu scattato da Robert Cornelius, un produttore di lampade americano e appassionato di fotografia, utilizzando il processo dagherrotipico (prende il nome dallo scopritore Daguerre) ed era appunto il 1839.
Lo sviluppo della fotografia
William Henry Fox Talbot fu un altro pioniere nello sviluppo della fotografia. Nel 1841 inventò il processo di calotipia, che utilizzava carta rivestita di ioduro d’argento per produrre un’immagine negativa. L’immagine negativa poteva poi essere utilizzata per creare una stampa positiva. Il processo di calotipia di Talbot era più veloce ed efficiente del processo di dagherrotipia di Daguerre e divenne la base della fotografia moderna in quanto consentiva ai fotografi di produrre più stampe a partire da un solo negativo. Il processo avveniva comunque in modo lento e macchinoso poichè le lastre erano umide.
Fu nel 1871 che avvenne un’altra importante svolta nella fotografia: con l’invenzione delle lastre a secco ossia asciutte, i fotografi riuscivano a scattare sempre più fotografie in un breve lasso di tempo.
La pellicola fotografica
La fotografia è stata per molto tempo un’arte riservata solo ai professionisti o a coloro che avevano i mezzi per permetterselo. Tuttavia, negli anni 1880 George Eastman fondò la Kodak, che rivoluzionò la situazione: con lui si dice addio alla camera oscura. Eastman inventò una pellicola fotografica flessibile in rotolo che non richiedeva il cambio continuo delle lastre, consentendo così la creazione di una fotocamera box economica e indipendente che conteneva 100 esposizioni.
Questa invenzione rese la fotografia accessibile a un pubblico più ampio, in quanto i consumatori potevano scattare foto e inviare il rotolo alla fabbrica per lo sviluppo del film e per la stampa, proprio come le moderne fotocamere usa e getta. La Kodak fu anche la prima azienda a produrre la pellicola da 35mm, che è diventata molto popolare per l’industria del cinema.
Allo stesso tempo in cui le fotocamere 35 mm stavano diventando popolari, Polaroid introdusse il Modello 95, una fotocamera che utilizzava un processo chimico segreto per sviluppare la pellicola all’interno della fotocamera in meno di un minuto. Questa fotocamera ha reso possibile la fotografia istantanea e ha suscitato grande entusiasmo tra il pubblico.